Nelle esposizioni zootecniche di qualunque specie animale la finalità è quella di evidenziare come modelli quei soggetti i quali presentino in alto grado delle caratteristiche morfologiche definibili eccellenti a fronte di uno standard, il quale convenzionalmente rappresenta il modello ideale della razza; ovviamente ci si riferisce alle specie domestiche tutte, bovini, equini,ovini, suini ecc.. Ovviamente anche canidi: i nostri cani.
Le esposizioni hanno un fine economico-produttivo perché il loro fine è quello di mettere in evidenza i soggetti morfologicamente definibili Eccellenti a confronto di uno standard che convenzionalmente descrive il soggetto ideale, praticamente perfetto. Ho scritto “convenzionalmente” perché sorto dall’intesa di un gruppo di appassionati, come descrissi precedentemente.
Lo standard diviene quindi il “testo sacro”, sola verità alla quale far riferimento nel corso del giudizio; ciò vale per tutte le specie domestiche (quindi sotto il controllo umano) per le quali l’eccellenza della produttività coincide con la rispondenza alla forma ideale descritta dallo standard.
Conformemente l’obbiettivo finale è quello di segnalare quei soggetti i quali per conformazione tipologica e costituzionale di aderenza allo standard diano garanzie (ovviamente solo teoriche: la riprova non si potrà averla che con le prove funzionali) di essere pregevoli riproduttori che contribuiscono al miglioramento della razza; pregevoli genitori dovrebbero dar vita a pregevoli figli. Almeno in teoria.
Il fine ideale delle esposizioni (anche delle canine) è quello di segnalare i soggetti potenzialmente e teoricamente buoni riproduttori e miglioratori della razza. Dunque una finalità eminentemente pratica, si ricordi l’origine di mercato agricolo. La loro importanza ai fini del progresso zootecnico è fondamentale (non una Fiera delle Vanità fine a se stessa), tanto che i nostri campioni di oggi sono il prodotto di quelli che anni addietro furono laureati campioni, così come appaiono dalle ingiallite di venti o trenta anni or sono.
Ma torniamo alla realtà odierna: il giudizio si svolge in pratica come un confronto fra la realtà concreta obbiettiva che il giudice ha davanti a sé e quella ideale espressa dallo standard; quindi il giudizio è un confronto fra la realtà concreta del soggetto sotto esame e l’ideale espresso dallo standard.
Lo standard: questo testo sacro convenzionalmente accettato quale solo ed unico punto di riferimento. Ma cos’è e com’è nato questo testo sacro considerato il portatore delle Verità Rivelate? Gli standard tutti per ogni specie sono sorti in contemporanea con la zootecnia moderna; come dire che se vogliamo segnalare i soggetti “migliori” dobbiamo come prima cosa stabilire il metro di giudizio. Questo fu appunto lo standard. In cinofilia (poi diventata cinotecnia) tutti gli standard risalgono agli inizi del XX° secolo in coincidenza con il boom della cinofilia competitiva e della zootecnia moderna; nacquero quindi con un fine preciso: quello di segnalare i soggetti più tipici, i rappresentanti DOC della razza.
Gli standard sono quindi il modello di riferimento, l’unico metro di giudizio ed aggiungo universale, perché ovunque nel mondo (a parte certe variazioni per alcune razze del mondo anglosassone, ma sono comunque variazioni minori) gli standard sono il punto di riferimento del giudizio zootecnico. Quali sono gli elementi in base ai quali viene formulato il giudizio?
In primo luogo la marcata presenza delle caratteristiche di Tipo. Questo è un concetto di base. Tanto per farne un esempio: se giudico, mettiamo un setter, prima di accertarmi se questo sia “bello”, cioè rispondente allo standard della sua razza, devo accertarmi che sia effettivamente un Setter (cioè mostri le caratteristiche tipiche della razza), questo è categorico ed è il primo in assoluto elemento da prendere in esame, perché il Tipo è la Carta d’Identità della razza.
Se al soggetto mancano queste caratteristiche (assolutamente di base), in sede di giudizio “avrà valore zero, anche se tutto il resto fosse Eccellente”.
Questo lapidario concetto è espresso dal Solaro ed è di base, e per tanto primario. Il tipo è espresso dalla costituzione, dall’espressione della razza (questa data dalla testa), dai rapporti cranio-facciali, orecchie muso e labbra. Per il tipo costituzionale i rapporti fra costruzione e massa (longilineo o brevilineo), ecc.. Questo ovviamente non è ancora il giudizio, ma la fondamentale premessa: la Carta d’Identità della razza, quindi la premessa alla valutazione del soggetto. Intendo dire che se stiamo valutando ad esempio dei Siberian Husky, il primo e fondamentale elemento da accertare è che il soggetto sia (cioè mostri tutte le caratteristiche tipiche) di un Siberian Husky, dopo di che il giudizio può cominciare e si vedrà se si tratta di un eccellente o di un mediocre o di un modestissimo rappresentante della sua razza. Ma … dopo; perché se manca il Tipo manca la Razza ed il giudizio non ha ragione di continuare.
In sostanza il giudizio è un costante confronto con le specifiche descritte fra il soggetto ideale (ricordo che “ideale” significa che esprime il mondo delle idee: virtuale quindi) e quello concreto, presente sul ring. Come dire Sogno e Realtà. Ma si tratta di un sogno che cerchiamo di rendere concreto.
Piero Renai della Rena